Coltivazione di uva

rischio
Coltivazione di uva - Legatura manuale delle viti
L’attività di legatura “serve a regolare la crescita della vite e viene effettuata dopo la potatura invernale e prima della gemmazione, in genere tra febbraio e marzo, in giornate preferibilmente umide e non ventose, in modo da evitare che, durante la piegatura, i tralci si spezzino”. In particolare nel ciclo osservato l’operazione di legatura è stata effettuata “su un vitigno di 2 ha, sito in zona collinare, organizzato su filari con parete di altezza pari a circa 2 m, distanziati l’uno dall’altro di 2 m. La lunghezza dei filari è di circa 80 m e le viti sono a distanza di 1.2 m l’una dall’altra. Su ogni filare si trovano quindi circa 70 viti. Nella legatura l’operatore, “dopo aver guidato i due tralci principali lungo il filo di sostegno della vite, procede ad effettuare la legatura manuale”.

Il compito in esame comporta “l’effettuazione di un significativo numero di azioni dinamiche per l’arto dx, mentre il sx ne compie in numero inferiore”. Ed infatti si ha un rischio medio per l’arto dx e un rischio lieve per l’arto sin da 6h di lavoro in poi.

Veniamo agli interventi di prevenzione, ricordando che il lavoro è “concentrato in due mesi all’anno” e che “la scelta dei legacci già tagliati a misura in materiale sintetico ha sicuramente apportato dei miglioramenti rispetto alla legatura ‘a legno’.
Alcune indicazioni:
- “l’utilizzo di apposita pinza legatrice diminuirebbe sensibilmente il numero delle azioni dinamiche per entrambi gli arti e consentirebbe il mantenimento di una postura più congrua dei polsi;
- con adeguate pause e tempi di recupero, e limitata tempistica giornaliera di adibizione pari a massimo 4 ore, l’attività in esame potrebbe essere caratterizzata da un rischio di entità lieve a carico dell’arto destro e molto lieve per il sinistro”.

Coltivazione di uva - Potatura estiva e spollonatura delle viti
La potatura estiva della vite “serve e concentrare lo sviluppo vegetativo sugli organi che costituiscono la struttura produttiva della pianta” e l’operazione “comprende tutti gli interventi di rimozione di gemme, germogli, foglie e grappoli eseguiti durante la fase vegetativa nei mesi di giugno-luglio”. Inoltre la spollonatura manuale è “una fase della potatura verde e prevede la rimozione a mano dei polloni che nascono dal fusto”.
In questo caso l’operazione di potatura e spollonatura “è stata effettuata su un vitigno di 3 ha, sito in zona collinare, organizzato su filari con parete di altezza pari a circa 2 m, distanziati l’uno dall’altro di 2.5 m. La lunghezza dei filari varia dai 60 ai 100 m e le viti sono a distanziate a 1.4 m l’una dall’altra. Su ogni filare si trovano quindi dalle 50 alle 80 viti”.
Nell’attività l’operatore “procede, con forbici corredate di molla di ritorno, al taglio dei tralci ed alla rimozione manuale dei polloni che spuntano dal ceppo o dal fusto delle viti, disposte in filari”.

Anche in questo caso il compito in esame comporta una maggiore sollecitazione dell’arto dx (azioni dinamiche, forza, posture del polso dx, ...) e, dunque, si ha un rischio elevato per l’arto dx da 8h di lavoro (e medio da 4h di lavoro) e un rischio lieve per l’arto sin da 6h di lavoro in poi.

Riguardo alla prevenzione la frequenza delle azioni dinamiche “potrebbe essere sensibilmente ridotta con l’utilizzo di forbici ergonomiche” e, anche in questo caso, si possono ridurre i rischi  con adeguate pause e tempi di recupero e “limitata tempistica giornaliera di adibizione”.

Coltivazione di uva - Vendemmia
Riguardo al sovraccarico sono invece presenti rischi più elevati per il classico lavoro della vendemmia che “viene effettuata generalmente a settembre, sfruttando le giornate meteorologicamente favorevoli in numero direttamente correlabile all’estensione del vigneto, come anche al numero di operatori presenti. Ne consegue, di norma, la necessità di dedicare a tale compito l’intera giornata lavorativa. La vendemmia è stata portata a termine in un vitigno della varietà Trebbiano, posto in collina ed organizzato in filari con parete di altezza pari a 1.8 – 2 m, distanziati l’uno dall’altro, di 2.5 m. Ciascun filare di lunghezza pari a 60 m, include circa 50 piante di vite, disposte a 1.2 m l’una dall’altra”.
 In questo caso il “cantiere di lavoro” prevedeva la partecipazione di 5 operatori, di cui 4 adibiti alla raccolta dei grappoli ed il quinto alla conduzione del trattore con carrello al seguito.
Nella vendemmia i quattro operatori procedono dunque alla raccolta dei grappoli di uva “facendo uso di forbici manuali dotate di molla di ritorno. I grappoli vengono deposti in appositi secchi appoggiati sul terreno, poi movimentati lungo il filare”.

In questo caso sono diversi i fattori di rischio (frequenza, forza, postura, uso delle forbici, ...) che in molti casi riguardano entrambi gli arti. La conseguenza è un rischio elevato sia per l’arto dx che per l’arto sin da 6h di lavoro (e medio da 4h di lavoro in poi).

La prevenzione:
- “è necessario attuare interventi sul vitigno, limitando l’altezza dei filari e disponendoli possibilmente su fondi non in pendenza, così da facilitare l’operatore nella fase di raccolta dell’uva;
- è utile evitare la movimentazione, da parte degli operatori, dei secchi (pieni a metà e quasi ricolmi di uva) lungo il filare;
- con un’adibizione giornaliera alla suddetta attività inferiore a 4 ore, il rischio a carico dell’arto superiore dx potrebbe essere di lieve entità, mentre quello a carico dell’arto sx, di entità molto lieve”.

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