MMC sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare

carichi
MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI
Le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico, che, per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari (Art. 167 D. Lgs. 81/08 e s.m.i.).
La prevenzione del rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari, connesse alle attività lavorative di movimentazione manuale dei carichi dovrà considerare, in modo integrato, il complesso degli elementi di riferimento e dei fattori individuali di rischio riportati nel presente allegato.
ELEMENTI DI RIFERIMENTO
1. CARATTERISTICHE DEL CARICO
La movimentazione manuale di un carico può costituire un rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari nei seguenti casi:
- il carico è troppo pesante;
- è ingombrante o difficile da afferrare;
- è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi;
- è collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato a una certa distanza dal tronco o con una torsione o inclinazione del tronco;
- può, a motivo della struttura esterna e/o della consistenza, comportare lesioni per il lavoratore, in particolare in caso di urto.
2. SFORZO FISICO RICHIESTO
Lo sforzo fisico può presentare rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari nei seguenti casi:
- è eccessivo;
- può essere effettuato soltanto con un movimento di torsione del tronco;
- può comportare un movimento brusco del carico;
- è compiuto col corpo in posizione instabile.
3. CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE DI LAVORO
Le caratteristiche dell'ambiente di lavoro possono aumentare le possibilità di rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari nei seguenti casi:
- lo spazio libero, in particolare verticale, è insufficiente per lo svolgimento dell'attività richiesta;
- il pavimento è ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o è scivoloso il posto o l'ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione manuale di carichi a un'altezza di sicurezza o in buona posizione;
- il pavimento o il piano di lavoro presenta dislivelli che implicano la manipolazione del carico a livelli diversi;
- il pavimento o il punto di appoggio sono instabili;
- la temperatura, l'umidità o la ventilazione sono inadeguate.
4. ESIGENZE CONNESSE ALL’ATTIVITA’
L'attività può comportare un rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari se comporta una o più delle seguenti esigenze:
- sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna vertebrale, troppo frequenti o troppo prolungati;
- pause e periodi di recupero fisiologico insufficienti;
- distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di trasporto;
- un ritmo imposto da un processo che non può essere modulato dal lavoratore.
5. FATTORI INDIVIDUALI DI RISCHIO
Fatto salvo quanto previsto dalla normativa vigente in tema di tutela e sostegno della maternità e di protezione dei giovani sul lavoro, il lavoratore può correre un rischio nei seguenti casi:
- inidoneità fisica a svolgere il compito in questione tenuto altresì conto delle differenze di genere e di età;
- indumenti, calzature o altri effetti personali inadeguati portati dal lavoratore;
- insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze o della formazione o dell’addestramento.
La funzione fondamentale della colonna vertebrale è quella di sostenere il nostro organismo.
Il rachide è una struttura scheletrica lunga, articolata e flessibile, che percorre il tronco dal bacino fino al capo di cui ha funzione di sostegno.
Ci permette di mantenere la posizione eretta e di mantenere l’equilibrio.
La possibilità di orientare la testa nello spazio, di piegare il corpo in avanti, di estenderlo all'indietro, di fletterlo lateralmente e infine di ruotarlo, permettendo alla testa di completare quasi il giro dell'orizzonte, è legata all'articolarità del rachide.
La seconda funzione del rachide è quella di proteggere le strutture nervose         contenute nel canale vertebrale
Il rachide è il punto sul quale si scaricano tutti i pesi applicati alle leve degli arti ed è quindi costantemente interessato dagli effetti negativi di sollevamenti ripetuti nel tempo.
Le forze che agiscono sul rachide sono tanto più elevate quanto più ci si avvicina all’osso sacro.
Quando la colonna è in posizione perfettamente verticale, le forze di compressione sono distribuite sull’intera superficie del disco; quando invece la colonna è flessa, la distribuzione delle forze di compressione cambia, accentuandosi sul lato interno della flessione dove si opera uno schiacciamento della porzione di disco.
Le forze che si esercitano a livello muscolare e soprattutto discale, al momento di sollevare un carico, variano in funzione della postura e dalla forma e dal peso del carico stesso.
Un peso di 10 Kg sollevato in maniera corretta grava sui dischi intervertebrali lombari con un carico di 227 Kg.
Quando il carico discale è pari a 350 kg, il disco è a rischio di frattura.
Per questo motivo una diversa postura della schiena comporta differenze notevoli nelle forze che agiscono sul disco intervertebrale che possono arrivare, nel sollevamento di carichi pesanti in postura sbagliata, fino agli 800 Kg.
Durante le operazioni di movimentazione, l'organismo umano è soggetto a forze che agiscono sulla struttura muscolo-scheletrica e, nello stesso tempo, risponde allo sforzo muscolare con adattamenti metabolici.
Gli effetti della movimentazione sono legati due aspetti:
- lo sforzo (indotto dall'esterno);
- la risposta metabolica reattiva (generata dall'interno).
Lo sforzo impegna muscoli, legamenti, articolazioni, vertebre e provoca compressioni dei dischi intervertebrali ed aumento della pressione intra-addominale.
La risposta metabolica comprende l'aumento della frequenza cardiaca e di quella respiratoria, per compensare l'aumentato consumo di ossigeno da parte dei muscoli in azione.
Le patologie da sovraccarico biomeccanico sono definite come patologie delle strutture osteoarticolari, muscolotendinee e nervovascolari.
Lombalgie
Cervicalgie, discopatie, sindrome del tunnel carpale
Microfissurazioni dell’anulus fibroso con migrazione di materiale del nucleo polposo
Protrusioni discali
Ernie discali
Fenomeni degenerativi
L’allegato XXXIII del D. Lgs. 81/08 e s.m.i. indica le norme tecniche della serie ISO 11228 (parti 1-2-3) come riferimento per la valutazione del rischio. Accanto a queste si richiama la norma tecnica UNI EN 1005-2, estensione del metodo NIOSH ‘93.
Il metodo NIOSH (National Institute of Occupational Safety and Health) è volto alla valutazione delle azioni di sollevamento manuale di carichi.
Per ogni azione di sollevamento si determina il cosiddetto peso limite raccomandato attraverso una equazione che, a partire da un massimo peso sollevabile in condizioni ideali considera la presenza di elementi sfavorevoli a cui vanno applicati  fattori correttivi.
Il Metodo NIOSH è applicabile quando ricorrono le seguenti condizioni:
- carichi di peso superiore a 3 Kg;
- azioni di movimentazione che vengono svolte in via non occasionale (frequenze medie di 1 volta ogni ora nella giornata lavorativa tipo);
- azioni di tipo occasionale ma con valori vicini ai valori di peso massimi consigliati, specie se comportanti posture incongrue del rachide;
- sollevamento di carichi svolto in posizione in piedi (non seduta o inginocchiata) in spazi non ristretti;
- sollevamento di carichi eseguito con due mani.
I valori raccomandati della forza esercitata per azioni di spinta, di tiro e di trasporto in piano sono stati tabellati nelle cosiddette “TAVOLE DI SNOOK E CIRIELLO” in modo tale da proteggere il 90% delle popolazioni adulte sane, maschili e femminili.
La quantificazione delle forze effettivamente applicate richiede il ricorso ad appositi dinamometri da applicare alle reali condizioni operative.
Si tratta di individuare la situazione che meglio rispecchia il reale scenario lavorativo esaminato, decidere se si tratta di proteggere una popolazione solo maschile o anche femminile.
PRINCIPI GENERALI DI PREVENZIONE
In determinati ambiti lavorativi, non è possibile evitare la movimentazione manuale dei carichi per cui occorre adottare sistemi ed accorgimenti nel corso delle operazioni di trasporto e di sollevamento.
Dovendo sollevare un carico, maggiore è l’inclinazione del tronco e maggiore risulta il carico dei muscoli dorsali e dei dischi intervertebrali, per cui anche pesi leggeri possono risultare pericolosi se sollevati con il tronco inclinato in avanti.
In generale, si dovranno tenere in considerazione le seguenti indicazioni:
- essere in posizione stabile;
- afferrare il carico con sicurezza e possibilmente sempre con entrambe le mani;
- tenere il carico il più vicino possibile al corpo;
- non depositare o prelevare materiali al di sopra dell’altezza delle spalle o direttamente sul pavimento;
- evitare la torsione del busto girando tutto il corpo e muovendo i piedi;
- tenere la schiena ben eretta e distesa, mai piegare la schiena; in caso di sollevamento di oggetti posti in basso - è necessario piegare le ginocchia;
- sia in piedi che seduti la schiena non deve mai essere curva;
- il piano di lavoro deve essere ad un altezza tale da poter tenere i gomiti ad angolo retto
per lavorare seduti il tavolo deve lasciare sufficiente spazio alle gambe, i piedi devono essere appoggiati sul pavimento o su di un poggiapiedi;
- è sempre bene cambiare con una certa frequenza la posizione del corpo.
Sarà necessario gestire l’organizzazione del lavoro ad esempio, prima di iniziare a spostare un oggetto è indispensabile valutare:
- il percorso da compiere (la lunghezza del tragitto, la presenza di spazi ristretti, di scale, di pavimenti sconnessi o scivolosi, la temperatura ambiente ecc.);
- la necessità di altri operatori (meglio trasportare il carico in due) o di ausili meccanici;
- le caratteristiche del contenitore (forma, dimensioni, baricentro, afferrabilità e stabilità) e del contenuto (sostanze infiammabili, corrosive, ecc.);
- evitare che i periodi in cui si sollevano i carichi siano concentrati nella giornata, alternarli con altri lavori meno gravosi;
- evitare di spostare oggetti troppo ingombranti tali da impedire la visibilità;
- suddividere i carichi eccessivi in più carichi di peso minore. Se non si può dividere il carico è bene utilizzare un mezzo di trasporto. La regola di suddividere il carico vale anche in caso di pesi leggeri e di percorso lungo, infatti, se il tragitto da percorrere è lungo anche il trasporto di un peso leggero può diventare faticoso.
Anche le modalità di immagazzinamento sono importanti:
- le scaffalature e gli armadi devono essere solidamente ancorati per evitarne il ribaltamento;
- i ripiani non devono essere caricati oltre misura;
- è vietato arrampicarsi sugli scaffali o armadi per prelevare o deporre materiali, è obbligatorio servirsi di scale a norma;
- non lanciare gli oggetti da riporre in alto;
- il materiale deve essere disposto in modo da non presentare sporgenze pericolose e da non intralciare il passaggio e le uscite;
- evitare lo stoccaggio di materiali pesanti al di sopra dell’altezza delle spalle o sul pavimento;
- mettere i materiali più pesanti a 60-80 cm da terra;
- evitare di formare cataste o pile soprattutto su scaffali alti.
SORVEGLIANZA SANITARIA
L’articolo 41 del D. Lgs. 81/08 prevede che il datore di lavoro sottoponga a sorveglianza sanitaria gli addetti ad attività di movimentazione manuale di carichi.
La sorveglianza sanitaria è effettuata dal medico competente e comprende:
- accertamenti preventivi per valutare l’eventuale presenza di controindicazioni al lavoro specifico;
- accertamenti periodici per controllare lo stato di salute del lavoratore.
Tali accertamenti comportano l’espressione di giudizi di idoneità e comprendono esami clinici, biologici ed indagini diagnostiche mirate allo specifico rischio, ossia, lesioni del rachide dorso-lombare.
Le finalità generali della sorveglianza sanitaria sono di tipo preventivo e destinate a verificare, prima dell’avvio al lavoro e poi nel tempo l’adeguatezza del rapporto tra specifica condizione di salute e specifica condizione di lavoro dei lavoratori.
Si possono individuare obiettivi più specifici della sorveglianza, quali:
- identificare eventuali condizioni negative di salute ad uno stadio precoce al fine di prevenirne l’ulteriore decorso;
- identificare soggetti portatori di condizioni di ipersuscettibilità per i quali vanno previste misure protettive più cautelative di quelle adottate per il resto dei lavoratori;
- contribuire all’accuratezza della valutazione del rischio collettivo ed individuale;
- verificare nel tempo l’adeguatezza delle misure di protezione e prevenzione e adottate;
- raccogliere dati clinici per operare confronti tra gruppi di lavoratori nel tempo e in contesti lavorativi differenti.
In fase di assunzione si tratta di sottoporre a screening quelle patologie del rachide anche di natura non lavorativa la cui presenza potrebbe rivelarsi incompatibile con la specifica condizione di lavoro anche per livelli di esposizione relativamente sicuri per la grande maggioranza della popolazione.
La periodicità non è specificata e pertanto vale l’indicazione generale di massima della visita annuale, salvo diversa impostazione basata sulla valutazione del rischio. Se il rischio è contenuto (0,85-2) la periodicità può essere biennale o anche triennale.
La cadenza dei controlli andrà stabilita dal medico competente in funzione della valutazione del rischio e delle conoscenze relative allo stato di salute individuale e collettivo della popolazione seguita. E’ possibile peraltro che il medico competente scelga di adottare periodicità differenziate per i singoli soggetti.

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